Governo Austriaco
Dopo il breve periodo napoleonico (1797-1815), in cui fu costituita
in 'Dipartimento della Piave', Belluno passò
all'Austria.
Nel 1806 venne introdotto l'ordinamento francese con nuova suddivisione
territoriale che disegnò i confini dell'attuale provincia ad
eccezione del territorio di Livinallongo (Colle S.Lucia e Cortina
continuarono a far parte dell'Austria).
Il primo "Regio Consigliere Governativo"
assunse ufficialmente l'incarico, in nome dell'imperatore d'Austria
Francesco I, nel febbraio del 1816.
Per cinquant'anni, fino alla terza guerra d'indipendenza, durò
il dominio asburgico, con la parentesi del '48 , quando anche i bellunesi
insorsero (specie in Cadore con Pier Fortunato Calvi)
e si proclamarono libero municipio nella risorta repubblica veneta.
Il momento insurrezionale finì con la resa di Venezia nel '49.
Sopra: queste due bellunesi nel costume paesano, con gli artistici
spilloni, sono due tipi di balie, rinomate in tutto il Veneto e altrove.
Una fama meritata, ma significativa di una triste e dolorosa condizione
umana. (Fabiani, Sorge, Belluno e provincia nelle vecchie
cartoline)
Ponte in pietra dell'ing. Zilli, iniziato nel marzo del 1837
Una piena del Piave lo distruggerà nel 1882
"I bellunesi fecero la scelta italiana, perché sentivano
di appartenere alla nazione italiana e perché compresero presto
che la provincia bellunese, agli occhi dell'Impero, non aveva grande
valore politico, economico e militare, quindi era non meritevole di
piani di sviluppo. I Bellunesi si sentirono emarginati." (Gigetto
De Bortoli).
L'amministrazione austriaca fu più attenta e vigile di quella
veneziana: rispettò per quanto era possibile il carattere socio-amministrativo
bellunese, decentran-do le competenze.
"I vecchi rimpiangono ancora il duro, ma rapido sistema amministrativo
austriaco." (G. De Bortoli).
L'Austria promosse i lavori pubblici, in particolare
le vie di comunicazione per permettere un facile collegamento fra le
varie parti della provincia e tra la provincia stessa e la pianura veneta.
Costruzioni ragguardevoli furono il Palazzo Cappellari
in Campitello (ora sede dell'ACI), il teatro sociale in piazza della
Legna o Campedelet (ora Vittorio Emanuele II) e la nuova sede
municipale (1836) - affrescata all'interno dal pittore bellunese Giovanni
De Min, - tutti edifici progettati dall'architetto Giuseppe
Segusini.
Nel 1816 ottenne il titolo di città regia e con il nuovo rango,
accanto agli interventi edilizi suddetti, si proposero interventi
di arredo della piazza, come la creazione di una grande fontana,
sempre su progetto del Segusini. Il Campitello
diviene ora, finalmente, Piazza e porta il nome di "Piazza
del Papa" in onore del bellunese Gregorio XVI.
Era intanto cominciato un incremento demografico
tale da dare il via a quel fenomeno emigratorio che ebbe grande espansione
verso la fine dell'ottocento e che perdurò, con alterni momenti,
fino al periodo del boom economico italiano. L'Austria offriva abbondante
lavoro nella costruzione delle ferrovie e raccolse molta manodopera
sia nel bellunese che nel vicino Friuli. Si chiamavano nel bellunese,
ma anche in Friuli, "esanponari"
i lavoratori impegnati nella costruzione delle ferrovie e si diceva
"andar all'esènpòn" andare in terre lontane,
emigrare, dal termine tedesco "eisenbahn", cioè ferrovia.
Nel territorio della provincia, intanto, le case andavano infittendosi
e molti paesi sorgevano a mezza costa, anche in zone impervie, proprio
a causa dell'incremento demografico.
Le trasformazioni urbanistiche, la costruzione di nuovi ponti sul
Piave (1841) e sull'Ardo (1831), l'abbattimento delle mura e l'interramento
del fossato, collegarono più strettamente il centro urbano con
la periferia, il centro antico con la zona a nord (il vecchio 'Campedel',
piccolo campo in origine fuori le mura), nel quale venne a gravitare
il centro commerciale, mentre la piazza del Duomo rimase luogo di servizi.
Giovanni Pividor, stampa in occasione
della inaugurazione del nuovo Teatro di Belluno
Piazza Campedel
Mercato
in piazza Campedel
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