OSVALDO MONTI
Alle cinque del 29 giugno 1873 a Belluno, e in altre zone della provincia,
ci fu una forte scossa di terremoto. Il fenomeno si ripetè il
6 luglio alla stessa ora seminando il panico specialmente nel capoluogo
dove si erano verificati i danni maggiori. Tra i numerosi edifici colpiti
ci fu il Duomo nel quale crollò il coro. Tra i primi ad accorrere
per verificare cosa fosse successo al patrimonio artistico conservato
nella cattedrale, ci fu Osvaldo Monti che pochi giorno
dopo ebbe incarico dal Municipio di inventariarlo e metterlo in salvo
in attesa della ricostruzione. Ma chi era quest'uomo così sensibile
e competente del quale l'amministrazione civica aveva piena fiducia?
La sua antica famiglia proveniva da Candide in Comelico
e il padre Galeazzo (1791-1857) era sceso a Belluno dove si accasò
in via San Lucano con Margherita Tessari sposata nel 1818. In città,
Galeazzo Monti fu amministratore del Monte di Pietà, trovando
anche il tempo per dedicarsi agli studi storici e soprattutto alla pittura.
Senza eccellere, fu artista dignitoso e buon disegnatore.
Osvaldo fu il primo e unico figlio della coppia e nacque il 24
luglio 1819. Inizialmente, la sua formazione scolastica avvenne
a Belluno, quindi seguì i corsi di giurisprudenza all'Università
di Padova laureandosi il 1° settembre 1845. Se avesse seguito la
tradizione di famiglia, avrebbe dovuto fare l'avvocato come il nonno
paterno Osvaldo (17521820), uno dei più noti professionisti cadorini.
Invece, come il genitore, amava l'arte e quando era libero da impegni
scolastici, pare prendesse lezione da un pittore di nome Gazzotto.
Le sue prime opere di cui abbiamo notizia risalgono al 1842: sono 14
stazioni della Via Crucis della chiesa della Madonna di Parè
di Limana, piccoli dipinti realizzati assieme al padre.
Pochi anni dopo, nel marzo '48 - anche se non più giovanissimo
- si entusiasmò per i moti risorgimentali. In quell'occasione
fu nominato capitano della Guardia civica, mentre di alcuni fatti di
cui era stato testimone lasciò una specie di cronaca pittorica
dipingendo ad olio su cartone sette scene. Tra queste, molto efficace
è la raffigurazione di Jacopo Tasso portato in trionfo dai giovani
inneggianti alla Repubblica di Venezia.
Nel frattempo, il 16 febbraio 1846, Osvaldo aveva sposato Emilia Fusinato
sorella di Arnaldo, poeta e letterato. Dal 1847 al '53, da lei ebbe
quattro figli tra i quali ricordiamo Galeazzo (1854-1899), ingegnere
del Genio Civile, che gli premorì, e Margherita Luigia Maria
(1851-1933) che invece visse a lungo. I rapporti con il cognato Arnaldo,
all'epoca famoso, furono sempre cordiali tanto che dal '49 tra loro
si avviò una proficua collaborazione. Il Fusinato decise di raccogliere
in volume le poesie scritte quando studiava a Padova. Le liriche erano
di carattere amoroso, satirico e politico. Ad Osvaldo chiese di illustrarle
lasciandogli piena libertà di interpretarle. La prima edizione,
dopo non poche difficoltà, vide la luce solo nel 1853. Il successo
fu immediato anche grazie alla capacità vignettistica del nostro
disegnatore; poco tempo dopo, nel 1861, furono ristampate in due volumi
in edizione riveduta e accresciuta con cinquanta disegni. Le poesie
furono diffuse pure clandestinamente e circolarono oltre il 1880, anno
in cui a Milano furono stampate in tre volumi. Osvaldo Monti non si
era improvvisato illustratore per l'occasione, ma aveva alle spalle
un lungo lavoro preparatorio. Nel 1847 aveva già predisposto
i disegni per i due volumi della Gerusalemme liberata del Tasso. In
epoche diverse, preparò 120 tavole per il Decamerone del Boccaccio,
300 per l'Orlando innamorato del Boiardo, 200 per l'Orlando furioso
dell'Ariosto, ed altro ancora. Purtroppo, a parte le illustrazioni riguardanti
due novelle del Decamerone, il materiale non fu pubblícato e
andò disperso.
Dicevamo sopra che il Monti non fece l'avvocato e in realtà fino
al 1857 non pare svolgesse alcuna attività. In quell'anno morì
il padre ed egli lo sostituì al Monte di Pietà quale responsabile
dell'amministrazione, fino al 1883. In quella data dovette dimettersi
perché i conti del Monte non tornavano; all'ammanco, probabilmente
provocato dalla sua eccessiva bontà, scarsa diligenza o eccessiva
fiducia nel prossimo, fece fronte consegnando quanto possedeva, casa
compresa. Prima e dopo questo grave fatto, continuò a disegnare,
dipingere e ad approfondire la conoscenza dell'arte in generale e di
quella bellunese in particolare. Di certo non smise di frequentare uomini
di cultura e pittori, mentre corrispondeva con altri artisti importanti
tra i quali Ippolito Caffi. Specialmente dopo i11867, una volta annesso
il Veneto al Regno d'Italia, godette di una certa considerazione che
gli permise di assumere incarichi di rilievo. Nel 1868-69 fu presidente
della Banca del Popolo; negli anni successivi fu nominato Ispettore
provinciale dei monumenti e scavi. In tale veste, ad esempio, nel 1876
si occupò di attrezzare i locali e disporre tutti i materiali
per l'apertura del Museo civico. Ormai richiesto come illustratore,
nel 1877 accolse l'invito a preparare le tavole per una Guida della
provincia di Belluno. In poco tempo svolse un gran lavoro percorrendo
in lungo e in largo il territorio provinciale. Riempì numerosi
album raccogliendo una vastissima documentazione. Sfortunatamente la
Guida non fu mai pubblicata e gli album furono venduti dalla nuora.
Solo in anni recenti sei sono tornati a Belluno e sono ora custoditi
al Museo dopo essere apparsi in una recente mostra.
Dalla fine degli anni Settanta il Monti intensificò l'attenzione
per il patrimonio artistico e archeologico. Seguì gli scavi di
Cavarzano sui quali relazionò ampiamente al Ministero scrivendone
anche sui giornali. Quanto all'arte di grande interesse fu la pubblicazione
de L'elenco degli oggetti d'arte della provincia di Belluno apparso
in più puntate su "Studi bellunesì" nel 1896.
Uomo pieno di interessi, protagonista della cultura bellunese della
seconda metà dell'800, Osvaldo Monti non può essere ricordato
solo come un eccellente illustratore e vignettista.. Egli fu anche elegante
e fine ritrattista e lo dimostrano i pochi dipinti ancora reperibili
perlopiù presso privati, come il bellissimo ritratto dell'ingegner
Eiffel, della figlia Carolina o di Lorenzo Benetti. Resta il rammarico
che moltissime opere siano andate perdute o disperse, al punto da pregiudicare
un corretto e completo giudizio sulla sua figura d'artista.
Profondamente legato alla sua città natale, chiuse la lunghissima
vita in dignitosa povertà il 14 gennaio 1904.
" Paolo Conte e Marco Perale, 90 profili
di personaggi poco noti di una provincia da scoprire,
Editrice L'amico del Popolo srl, Belluno 1999"